martedì 4 marzo 2014

Morire di fragilità

Quanta tristezza per morire di fragilità.
Lacrime amare ingoiate tra singhiozzi spezzati, 
lacrime, un concentrato di disperazione, 
sgorgate sotto la pressa di due sillabe di responsabilità.

Una vittima di sistema, 
un vaso di terracotta svuotato
tra tanti di falso acciaio 
non più mattoni della società 
ma frantumi dalla società 
senza un nuovo uso 
scarti difficili da smaltire
impastati come malta dalla vita 
e lasciati indurire deformi.

Il peso non l’hai potuto sopportare,
ti ha schiacciato l’impotenza,
morire nella solitudine in quella fragilità, 
spesso sorgente di sensibilità. 

Non è poi così difficile cadere, 
percorriamo strade sul vuoto, 
costruiamo futuro mentre qualcuno scava il terreno, 
a nostra insaputa. 

Rimaniamo soli mentre precipitiamo,
senza forza neppure per aggrapparci alla vita 

Ecco,
morire di fragilità 
accade accanto a noi 
nel silenzio amaro dell’impotenza.

3 commenti:

  1. Non so se il riferimento, l'occasione sia un fatto di cronaca recente, oppure venga da un ricordo più personale. Intuisco il dramma comunque. Come per la malattia non ci si può affidare alla fortuna, è disumano essere costretti a ripetersi "non a me","non a me".

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  2. Non so se il riferimento, l'occasione sia un fatto di cronaca recente, oppure venga da un ricordo più personale. Intuisco il dramma comunque. Come per la malattia non ci si può affidare alla fortuna, è disumano essere costretti, sentirsi ridotti a ripetersi "non a me","non a me". La nostra fragilità, la fragilità di tutti, è una realtà che tutti ci può riguardare. Ma la violenza per come la stiamo adesso conoscendo, la sua imposizione nelle sue forme attuali, è la negazione di questa nostra umanità.

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    1. purtroppo un recente fatto di cronaca ascoltato per radio, mentre andavo al lavoro ha divorato tutte le mie certezze, e quel giorno ho pensato molto di più.
      Può essere accettabile che oggi il lavoro sia il cordone ombelicale che ci lega alla vita? La risposta può essere No! Ma è una grande fortuna averlo.

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