mercoledì 24 settembre 2014

Un giorno di rabbia

è un giorno che cresce rabbioso,
le ore si susseguono senza perdono,
ogni parola della tabella si macchia di non senso
numeri, formule e stecche sono disperse
in grafici che tracciano proiezioni future
quando è il presente che manca all'appello.

Dove andiamo fantasmi di noi stessi
ci inseguiamo negli specchi  delle allodole,
in cerca di futili motivi,
ci arrotoliamo su squallidi obiettivi
al guinzaglio del consumo.

Lasciamo uscire l’amaro singulto per battezzare
privilegiati politici ed avidi padroni, furbi e mascalzoni
che giocano a morra con i nostri numeri,
numeri senza identità e diritti, colpevoli di non essere automi,
colpevoli di percepire lo stipendio e non sentirsi privilegiati,
volontari al servizio di un mondo flessibile.

Ecco che le luci del crepuscolo somigliano all'alba
un giro incompleto fugge all'orizzonte
e i kilometri bruciano il senso del giorno
dove scorre il tempo bugiardo che ruba il respiro
da questa mia fantasia tristemente reale.

Ritornerò forse domani
fresco come le gocce di rugiada che perlano i fiori di quel giardino
dove trovo ristoro e rifugio dallo stridore quotidiano,
seppellendo quella rabbia che ammorba e
corrode inutilmente.

2 commenti:

  1. Come sono felice di scambiare idee, opinioni, sensazioni sulla Poesia con qualcuno in cui trovo la stessa mia passione. Come due bambini accovacciati sul marciapiede che si scambiano figurine, cercando di rubarsi vicendevolmente le più belle...

    Dunque la rabbia. La rabbia, l'indignazione, come l'amore, è un sentimento difficile da domare, in Poesia. Personalmente so di non dover mai mettermi al tavolo a scrivere nell'immediata prossimità di un evento in cui amore o rabbia stiano dominando la mia anima. Poesia è disciplina, innanzi tutto (altrimenti non potrebbe comunicare con altri se non con noi stessi) e Amore e Rabbia sono due démoni che ben difficilmente vi si piegano.
    Piuttosto accade che siano loro a scrivere, direttamente, o a dettare le parole, come un Dio in una Sacra Scrittura. E il risultato è sempre un pasticcio deludente. Poco o nulla della passione originaria vi rimane.
    Io per rabbia scrivo di rado, forse perché sono una donna e come donna sono abituata alla pazienza (hehe, so di alcune amiche che ora staranno ridendo a questa mia affermazione, ma sì ragazze, che ridete? la mia pazienza è immensa!) e a raffrenare la rabbia. Ho sbottato, qualche volta, in passato, su temi che mi accendono (violenza, pregiudizio, ignoranza, amore per il libro) ma di solito a distanza di tempo il risultato è mediocre. "Troppa" passione...

    Ciò non significa che non si possa fare della rabbia poesia. Così come non è detto che si debba cantare solo di rose e gardenie in giardini profumati. Dico sempre che la Poesia può cantare ogni cosa (io ne ho scritta una sull'IKEA, tanto per dire, una perfino sui tacchi a spillo...) e in ogni caso ammiro quella che un tempo era chiamata "poesia civile", ispirata da un impegno, da una indignazione. Purché vi si riconosca autentica Poesia. Un esempio per tutti è Pasolini, assolutamente straordinario, inarrivabile in questa capacità profetica e insieme da cantore, quasi un Dante o un Omero del XX secolo.

    Bene, tu non sei Dante, come io non sono Dickinson, eppure il colpo d'ala, il frullo del cuore sincero, appassionato, sai darlo, ed eccolo lì, nell'ultima strofa, a chiudere le parole grevi con un pensiero alato, in cui si riconosce tutta intera la tua sensibilità, e qui sì, intera, la tua ribellione:

    «...Ritornerò forse domani
    fresco come le gocce di rugiada che perlano i fiori di quel giardino...»

    Ritorna così, mio caro, ritorna leggero, e alzati in volo. Dall'alto, il paesaggio è sempre bellissimo, commovente!...

    Un abbraccio

    Marianna

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    1. a volte (forse spesso, ma non sempre) lo scrivere è terapeutico, in questo caso era necessario, una forma di catarsi per eliminare tossine. Ecco, il tuo commento coglie gli aspetti che si rincorrono nelle mie parole di non sense, anch'io ero combattuto prima della pubblicazione, ma ormai era scritta e voleva uscire a tutti i costi. Poiché le poesie dopo averle scritte vogliono acquisire una loro vita, saranno i lettori a fornirgli il vestito più adeguato, ed il tempo del loro vivere.
      Credo che condividere apri nuovi spazi dove confrontarsi e spesso si trovano elementi per migliorare e continuare il percorso. Infatti, il tuo commento (per il quale ti sono grato) sempre attento ed articolato mi incoraggia a trovare l'alveo del mio flusso poetico, fornendomi elementi su cui riflettere.
      Con riconoscenza
      Francesco

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