sabato 30 dicembre 2017

La borsa piena di colori

                           
A quel punto d’incontro
si cominciò a parlare di tutto,
di noi, della poesia
di quando spunta un fiore dal cemento
della bellezza che colpisce
togliendoci il respiro.
Andò via il tempo e venne il saluto
venne anche la promessa
che le parole sarebbero state un ponte
tra due pagine di vita, un arcobaleno
tra due visioni ed un unico obiettivo:
scrivere, per scoprire
che non esistono confini
ma nuovi orizzonti da conquistare
ed andò via...
con la borsa piena di colori

sabato 23 dicembre 2017

Sto cercando qualcosa...


Sto cercando un gesto, una parola,
un abbraccio, una sorgente d’umanità

Sto cercando un significato
a tutte queste luci che abbagliano
a questo fiume di parole e di solitudini

Sto cercando un ascolto con il cuore
in questo chiasso dove è difficile
sentire e ascoltare, più facile fuggire,
nascondersi dietro maschere tutte uguali

Sto cercando un giorno di festa
quello sulla bocca di tutti
e nel cuore di pochi
quello del periodo più buono dell’anno
dolce di favole e regali anonimi

Sto cercando una stalla
dove non vuole nascere nessuno
un luogo freddo di miseria
pieno di luce e di silenzio
ma fertile e fecondo d’umanità

Sto cercando una casa
dove il presepe è la gioia del mistero
non strumento di false identità
ma culla della semplicità

Sto cercando strade senza nome
dove perdermi tra oggetti dimenticati
senza ingannare il tempo
guardando dubbioso volute di fumo

giovedì 21 dicembre 2017

Un semplice saluto


I giorni dell’attesa scivolano via
e ci avviciniamo impreparati
all’incontro con il mistero della Natività.
Questa è la festa in cui ritorniamo
ad essere fanciulli
pronti ad emozionarci per un saluto,
per un messaggio d’auguri, o per un regalo.
Questo è il momento in cui riscopriamo noi stessi
nel dialogo sensoriale
con tutto quello che ci circonda
e con Colui che ci guida.
Questo è anche il periodo in cui, aprire le braccia
per offrire il nostro cuore, non è solo un gesto
ma una richiesta e un atto d’amore
per aiutarci insieme a vincere
la banalità del quotidiano,
e rendere speciale un semplice saluto
con il suono della voce e la luce di un sorriso.

sabato 16 dicembre 2017

Brivido d'amore


colgo le tue emozioni
come perle di sudore
nel miele della passione
di carezze soffiate
sul collo madreperlaceo
ed afferrare un brivido d'amore
nella vertigine d'un bacio

mercoledì 22 novembre 2017

Il volo dell'aurora



Il fango della notte ha finito
di colare nelle mie arterie

tra cane e lupo si distendono
le ultime rapine del buio

nelle sue nebbie lanuginose, il giorno
sbuffa le sue prime vittorie

il tuo sorriso è ormeggiato al mio sguardo

nella dolcezza dei sensi respiriamo
gli effluvi dell’alba

il fruscio dei colori è
un’alta marea 

prossima alla luce

*************************************************************
Vol d’aurore 

le cambouis de la nuit à fini de
couler dans mes artères

entre chien et loup s’allongent les
ultimes rapines du noir

dans ses brumes en charpie, le jour
ébroue ses victoires premières

ton sourire s’amarre à mon regard

au bouquet des sens respirent des
fumets d’aube

le bruissement des couleurs est à
marée haute

tutoyer la lumière 

©Claude Luezior 
Extrait du recueil « Prêtresse » aux éditions L’Harmattan

giovedì 26 ottobre 2017

Poesie nel laboratorio

Ho visto nei vostri occhi
la metamorfosi della vita
in quel cammino impervio
di risalita verso braccia amate
che attendono dietro le finestre
il transito delle stagioni

Ho sentito nella vostra voce
l’assenza della libertà
in quel solco del tempo
dove s’accumula la polvere
e i ricordi cercano una rinascita
in una nuova esistenza.

Ho avvertito emozioni
come onde del mare
che descrivono miraggi sulla spiaggia
così le poesie nel laboratorio
prendono geometrie fluide
che fissano nel cuore volti, nomi
e storie celate (dietro accenni) di sorrisi.

Il tempo è passato...
passano i fogli di mano in mano
e sulle foglie si scrivono metafore
negli appunti di un sabato
prigioniero di pagine ascoltate

lunedì 9 ottobre 2017

Forza e fede

Una poesia scritta dal poeta Ernesto Escobar, sulla lotta del popolo in Venezuela.

Forza e fede

forse servono più di prima,
e sono entrambi necessari,
essenziali,
per emergere dall'abisso,
della oscura profondità.

libertà
che grida nelle strade,
che brucia nelle vene,
nelle carceri
dei suoi prigionieri politici,
negli occhi
stanchi,
pieni di lacrime,
di coloro che sognano
un paese diverso.

alziamo lo sguardo
per quelli mortificati,
quelli che muoiono ogni giorno
e coloro che combattono senza paura
per le strade assolate
sotto una pioggia di piombo,
la polvere maledetta,
del fuoco assassino
vomitato dalla dittatura,
dai suoi servitori verdi.

Brillano le rose di sangue
sulla pelle nuda
e nel cuore grande
della gioventù eroica
offerte per la democrazia
e per la sepoltura del regime,
perché nessuna goccia versata
possa essere dimenticata
e nessuna vita stroncata
che non sia vendicata.

la libertà rinascerà
quando i militari scapperanno
quando queste strade grideranno,
quando il tiranno fuggirà
o lo faranno tacere,
poiché la democrazia
non può perdere.

Forza, forza e fede
per chi sopporta le bombe
e soffre nei sotterranei,
forza per combattere,
per non smettere di credere,
forza, forza e fede.

Forza, forza,
forza e fede,
per le madri che piangono,
per una nazione che soffre
quando uno dei sui figli
parte per non tornare.

forza,
quanto ne abbiamo bisogno,
fede,
una bandiera di lotta,
una patria rubata
che batte ancora nel cuore,
nonostante le pallottole,
i gas che soffocano
e le vili torture.

Questa è l’alba,
il punto più buio
di questa nostra notte,
presto
avanzerà il sole pulito
il sole della libertà,
e la dittatura cadrà,
come cadono i massi,
dopo tanta malvagità.

© Francesco Casuscelli
Dairago, 8 ottobre 2017

versione originale pubblicata anche su 
http://ernestoescobar.com.ve/fuerza-fe-poema-venezuela/


Fuerza y fe

quizá más lo primero,
pero ambas necesarias,
imprescindibles,
para salir del abismo,
de sus hondas tinieblas.

Libertad
la que gritan las calles,
la que arde en las venas,
en las cárceles
de los presos de conciencia,
en los ojos
cansados,
lagrimosos,
de los que sueñan
con un país diferente.

Levantamos la mirada
por los cabizbajos,
los que mueren cada día
y los que luchan sin miedo
en las calles soleadas
o bajo la lluvia de plomo,
de pólvora maldita,
de fuego asesino
vomitado por la dictadura,
por sus verdes esbirros.

Brillan rosas de sangre
en la piel desnuda
y en los corazones grandes
de la juventud heroica,
ofrendas a la democracia
y sepultura para el régimen,
porque no habrá gota
que quede olvidada
ni vida truncada
que no se vengue.

Renacerá la libertad
cuando los esbirros callen,
cuando estas calles griten,
cuando el tirano huya
o lo hagan enmudecer,
y vuelva la democracia
que no se debió perder.

Fuerza, fuerza y fe
para el que soporta las bombas
y el que sufre en las mazmorras,
fuerza para el que lucha,
para que no deje de creer,
fuerza, fuerza y fe.

Fuerza, fuerza,
fuerza y fe,
para las madres que lloran,
para una nación que sufre
cuando uno de sus hijos
parte para no volver.

Fuerza,
cuánto la necesitamos,
fe,
una bandera de lucha,
una patria robada
que aún late en el corazón,
a pesar de las balas,
de los gases que asfixian
y de las viles torturas.

Esta es ya la madrugada,
el punto más oscuro
de esta noche nuestra,
dentro de poco
avanzará el limpio sol,
el sol de la libertad,
y la dictadura caerá,
como caen las rocas,
después de tanta maldad.

© Ernesto Escobar


venerdì 29 settembre 2017

Marie Holweck

poesia di Jean Dornac 
Il tuo nome era Marie
Un angelo perso, gettato senza riguardo
Nel fuoco della storia
immerso nel cuore d’una regione contesa
Tra due nazioni rivali…

Avrei voluto tanto onorarti
Ma io non sono che un poeta
Ho soltanto i miei umili versi
Per cantare il romanzo della tua vita
Allora, poiché il cielo
Mi ha offerto generosamente questo dono
È solo in tuo onore,
Marie
Che scrivo questo poema

Donna del popolo, povera e amorevole
Sarta per la comodità delle signore
Semplice come l’acqua fresca
Tu mi hai rivelato l’amore
E la grandezza suprema degli umili

I pedanti e l’arroganza degli ignoranti
Ti giudicavano, dimenticando la tua storia
E i drammi che hanno segnato le tue aurore
È facile deridere e calunniare
Se nessuna ruga viene a sgualcire i nostri giorni

Quanti, sarebbero stati
Coloro che avrebbero sopportato
Le croci che tu hai dovuto portare?
Nessuno avrebbe accettato
Di versare le lacrime
Amare e salate che la storia
ha imposto con gioielli crudeli
È stato il tuo splendore saperli indossare

Cuore tenero e anima generosa
Madre coraggiosa e gentile
Tremante, hai dovuto
Lasciar partire i tuoi quattro figli
Portati via dal furore
Dei soldati grigio verdi

Arruolati di forza, due sono stati poi falciati
Dalla collera di mitragliatrici
Da soldati sconosciuti
Tutti criminali innocenti
Comandati da un gruppo di fanatici
Non ti sei ripresa mai più…

Quando mi tenevi sulle tue ginocchia
Mi raccontavi l’inenarrabile
La testa posata sul tuo grembo
Con occhi grandi e attoniti
Guardavo scendere le lacrime
Ma non ho mai visto l’odio
Deformare i tuoi occhi
Niente, solo l’abisso
Di una perdita incolmabile

I capelli riavvolti a chignon
Ammiravo la tua arte di pettinarti
Opera assai minuziosa
Che le tue agili dita
Creavano ogni mattina presto

Tu hai guidato i giorni e gli anni
Della mia infanzia più tenera
Tu mi hai fatto diventare quello che sono
La tua vita è stata la mia felicità
E la più sensibile delle poesie!

Appena adolescente
Un giorno all’inizio di giugno
Ho saputo improvvisamente
del tuo passaggio verso l’incognito
Non ci saremmo più visti

La mia infanzia è finita
Con la tua partenza prematura
Per viaggiare tra le stelle
E nella notte, anche dopo decenni
Ti vedo ancora
Percorrere le costellazioni
Con i tuoi capelli lunghi e sciolti
Bella come un angelo
Un cuore offerto all’amore
Totale e per sempre

Oh Marie, meravigliosa nonna mia...

©Francesco Casuscelli
Dairago, settembre 2017


Marie était ton nom
Ange égaré, jeté sans égards
Dans le feu de l’histoire
Plongée au cœur d’une région déchirée
Entre deux Nations rivales…

J’aurais tant voulu t’honorer
Mais je ne suis qu’un poète
Je n’ai que mes mots
Pour chanter la romance de tes jours
Alors, puisque le ciel
A bien voulu m’offrir ce don
C’est pour ton nom
Que j’écris ce poème
Marie.

Femme du peuple, pauvre et aimante
Couturière pour le confort des Dames
Simple comme l’eau fraîche
Tu m’as révélé l’amour
Et la suprême grandeur des humbles

Les pédants et la morgue des ignorants
Te méprisaient, oubliant ton histoire
Et les drames qui ont saigné tes aurores
Il est aisé de rire et de médire
Si nulle ride ne vient plisser nos jours…

Combien, pourtant, étaient-ils
Ceux qui eussent supporté
Les croix que tu as dû porter ?
Aucun n’aurait accepté
De verser les larmes
De sel et d’acide que l’histoire
T’a imposées en cruel joyaux
Ce fut ta splendeur de l’avoir porté…

Cœur si tendre et âme ouverte
Mère courage et caressante
En tremblant, tu as dû
Laisser partir tes quatre fils
Emportés par la fureur
Des soldats vert-de-gris

Enrôlés de force, deux ont été fauchés
Par la fureur et la mitraille
De soldats qu’ils ne connaissaient pas
Tous innocents du crime
Ordonné par une poignée de déments
Jamais tu ne t’en es remise…

Mais, lorsque sur tes genoux
Tu me racontais l’indicible
Tête posée sur ta poitrine
Yeux grands ouverts
Regardant couler tes larmes
Jamais je n’ai vu la haine
Déformer tes yeux
Rien que l’abîme d’une
Perte irréparable…

Natte enroulée en chignon
J’admirais ton art de te coiffer
Œuvre si minutieuse
Que tes doigts agiles
Créait chaque petit matin

Tu as guidé les jours et les ans
De ma plus tendre enfance
Tu as fait de moi ce que je suis
Ta vie était mon bonheur
Et le plus sensible des poèmes !

A peine adolescent
Un jour de début juin
J’appris brutalement
Ton départ pour l’inconnu
A jamais…

Mon enfance a péri
Avec ton précoce
Voyage dans les étoiles
Et la nuit, après tant de décennies
Je te vois encore
Parcourir les constellations
Tes longs cheveux dénoués
Belle comme un séraphin
Cœur offert à l’amour
A tout jamais

Ô Marie, ma merveilleuse grand-mère…

©Jean Dornac
Paris, novembre 2010

giovedì 31 agosto 2017

Il suono delle onde


Immerso nel mare guardo il cielo
riposo sull’acqua limpida e calma
un naufrago in armonia col moto perpetuo
negli occhi il sole negli orecchi
il suono delle onde profonde
la purezza selvaggia mi culla
mi unisce alla vita e alla Natura
tutto il superfluo fluisce fuori
regalando leggerezza al pensiero
colmo di luce respiro libero

domenica 27 agosto 2017

Partire


Partire, tornare,
andare, arrivare,
viaggiare e guidare
sentire il canto delle onde
raccogliere vento
e "non mi pento pensando a te"
Non sapere qual è la direzione del cuore
guardando le rondini
fare la spola tra il giorno
dell'Est e il giorno dell'Ovest
tra le passioni del Sud
e le ragioni del Nord
sotto il sole scivola la mano
afferrando qualcosa di bello
e "non ci penso più"

venerdì 28 luglio 2017

Il ritorno


Cosa c'è in fondo ad un viaggio
alla fine di mille chilometri
dopo sequenze di paesaggi
sentieri di ginestre e oleandri
percorrendo l’arteria
di un paese incredibile.
C’è il ritorno...
con il suo sapore agrodolce
che risveglia i sensi nel sentire
il profumo familiare dell’aria
davanti all’orizzonte dove
la terra cede il passo al cielo
e il mare è l’intermezzo musicale

giovedì 22 giugno 2017

Tra queste stelle

Dimmi che ci sei tra queste stelle
che sei l'eco del paradiso
se chiudo gli occhi saprei trovarti fra mille
se solo tu parlassi e dessi un sussurro
ecco mi par di sentire il tuo cuore
la più bella musica della vita.
In una sera come questa ho smarrito i confini
e tu mi portasti l'enigma dell'amore
che si rinnova ad ogni sguardo
come l'onda che s’infrange sullo scoglio
innamorandosi di schiuma.
Ascoltami, ascoltiamo insieme il vento
e questo amore ancora giovane
che zampilla miele rosso nel cuore

venerdì 9 giugno 2017

Il suo carisma


A Nando
Quando conosci un uomo
a cui hanno schiacciato il cuore
e il suo dolore ha impregnato
fogli e fogli di libri per raccontare la verità,
ascolti la profondità delle sue parole
offerte come medicamento
ad una società malata
che percorre strade confuse
ignorando e sapendo di ignorare
i labili confini della legalità.
Allora capisci che né valsa la pena
incrociare il suo tempo
e subire il suo carisma
trattenendo la sua voce limpida
tra le pagine del suo ultimo libro

giovedì 1 giugno 2017

Nel primo giorno di giugno

dedicata a Paolo Statuti
Transitano le sere di maggio
nel primo giorno di giugno
le traduzioni cantano le favole
e camminando nella campagna
s’ammirano i colori che tingono
le dita del pittore, d’un’anima e tre ali.
Ascolto nell’erba un grillo
che sbadiglia e accorda il suo violino
in quel luogo dove il silenzio
canta l’inno dell’anima
e i papaveri sposano i fiordalisi.
Mi chino a cogliere i tuoi versi
e soffio sul dandelion indicando
ai semi la strada verso Nord
postini di poesie per un augurio.
Immagino la tua sorpresa aprirsi in un sorriso
rapito sulle note del Preludio in Do Maggiore
che unisce lo spazio e il tempo
mentre fuori giunge il velluto della sera
di questo giorno dedicato a Te!

sabato 22 aprile 2017

Costruttori della nostra Patria


Costruttori della nostra Patria
la vostra storia è un dono
che sventola col tricolore
sul cuore combattivo,
nelle prigioni e nelle trincee
per la Patria sapeste morire
o nella fame e miseria soffrire,
l’orgoglio fu la vostra luce
sulla terra senza colpa alcuna
a nutrire la vita ferita.
La guerra non fu volontà del popolo
né dei figli dispersi, né degli orfani
né delle madri che aspettarono
chi da tempo mancò
all’appello della primavera.
Appunti su fogli ingialliti
che parlano della storia
di un uomo tra i tanti
antifascista e partigiano
un valoroso figlio di S.Maria di Sala,
che seppe combattere prima
e pacificare dopo.
La sua onorata memoria sfavilla
nello sguardo fiero della famiglia

sabato 15 aprile 2017

Oggi la campana tace


Oggi la campana tace
il sacrificio dell’uomo si fa’ materia
sfida la bestia della superficialità
dell’egoismo e della miseria umana.
Oggi gli uccelli cantano
“poiché non sanno quello che fanno”
la natura segue il suo corso
con il suo verde vestito
ha abbellito la terra per raccoglie
tutte le lacrime della notte
in un mare di rugiada
e farne sorgente di vita nuova.
E Lui ci parla ancora
della sua resurrezione
all’alba di una nuova vita
su questa distesa piena di primavera
Nell’attesa del fremito che si alza
con le colombe in volo
a sciogliere le campane di Pasqua
la luce passa attraverso
le mani congiunte
e il cammino dell’ombra
arretra dinanzi alla purificazione
dell’anima. Affinché,
il cielo possa farsi Paradiso