Non si trattiene nel suo volo
e quel gabbiano infine piange
per quanto è atroce il mare
Giace naufraga l’umanità
la risacca accarezza la conchiglia
di un angelo con le ali spezzate
vittima dell’egoismo politico
La storia ricomincia da una foto
un’icona per cristallizzare il dramma
e risvegliare l’umanità dei popoli
Un prima e un dopo scavano solchi
nelle coscienze mentre una dolorosa
indifferenza turba il mondo mediatico
Le domande cadono in frantumi
il rumore del silenzio ingoia le risposte
Non può essere il mare ad avere pietà
nè l’allodola a cantare l’accoglienza
servono tante colombe di pace
a costruire speranze di futuro
E' toccante l'intonazione doverosamente severa e dolente di questa poesia: non melliflua ma vera, e con interessanti soluzioni formali (il "pausato" solchi/ nelle coscienze). Per non dire del verso più bello: "Non può essere il mare ad avere pietà"...Verso che induce a riflettere, nella sua disarmante efficacia. Grazie, Francesco, per il tuo costante impegno civile declinato in forme non ampollose bensì limpide e condivisibili.
RispondiEliminaAndrea Mariotti
ci sono temi e aspetti dell'attualità, che scuotono ed emozionano ogni piccolo frammento dell'anima. Quando non riesco a trattenere tutto allora scrivo ed alcune volte lo propongo a voi lettori. Il risultato è nel tuo gradito commento, una lettura attenta e partecipata che diventa un abbraccio di parole.
EliminaGrazie Andrea
Buona giornata
Questa poesia spezza il fiato.
RispondiEliminai fatti sono sconvolgenti e incanalare le emozioni in versi è una necessità.
Eliminasaluti e grazie per la visita