mercoledì 18 febbraio 2015

L'appartenenza

Di là non viene più nessuno,
in quel lembo di terra permeata da fresche sorgenti
i verdi declivi accolgono gli sguardi dei ricordi.
Lo sento, sento tutte le vostre voci
che nel tempo mi chiamate,
l’eco del mio nome urlato
più volte non bastava a tagliare
i lacci del giocare disperso.
Avevo incombenze ma non la voglia.
Dove siete ora, e dove sono io.
Lontano da quella campagna abbandonata
che nutrì tutti e (il mio bambino).
Là dove l’erba ricopre ogni nostro sentiero,
dove la fonte non mormora più la sete dei vicini,
dove le pietre custodiscono le nostre memorie,
adesso non resta neanche il silenzio.
Solitaria l’ombra sul gradino segna ora come
allora il tempo che non serve
al focolare spento.

4 commenti:

  1. I luoghi dell' infanzia, della giovinezza, dove il tempo, che copre tutto ma
    non i sentimenti, ha lasciato l' eco di un dolce amaro ricordo
    Bellissima, Francesco
    Un abbraccio
    Mistral

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    1. I luoghi dove siamo cresciuti ci appartengono e noi apparteniamo ad essi, una mutualità che riaffiora nei ricordi.
      Grazie
      Un abbraccio
      Francesco

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  2. Caro Francesco,
    mi è piaciuta davvero molto questa poesia, bella anche dal punto di vista delle parole che hai scelto e delle immagini che hai descritto.
    C'è un verso" che mi è rimasta particolarmente impressa "dove le pietro custodiscono le nostre memorie".
    Anche io, spesso, fin da quando ero ragazzo, ho sentito qualcosa di simile, una specie di affetto, di amore, per le pietre, quelle vecchie, antiche, quelle che componevano le mura della città da secoli e secoli, quelle che facevano le strade antiche di millenni, quelle che erano ordinate a tenere insieme le facciate dei palazzi, delle case antiche, pietre consumate, sbeccate, levigate, pietre che... come dici tu perfettamente, custodiscono le nostre memorie.
    Memorie plurali, fatte di storie, di cicli, di epoche, di moltitudini ...
    Memorie incorporate nel freddo materiale dei sassi, dei mattoni, delle pietre... materia composta, schiacciata e cotta dal fuoco e dal sole...

    Un carissimo abbraccio,
    Piero

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    1. Si Piero, le tietre hanno la capacità di attirare la mia attenzione e rappresentano meglio di altri l'impotenza del tempo. In questo ca mi riferivo alla pietra di granito che fungeva da gradino su cui l'ombra segnava l'ora del pranzo.
      La mia campagna era un posto speciale, un crocevia di persone, per via della fonte, a cui molti si recavano a prendere l'acqua fresca, anche d'estate.
      I luoghi della nostra memoria.
      Grazie per il tuo articolato commento.
      Un forte abbraccio
      Francesco

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