Io sono uno strano
mendicante
Che chiede amore e
parole,
sono un solitario
emigrante
verso le terre della
luce e del sole
Lorenzo Calogero Angelo della mattina
Il solitario origliere riappare tra scaffali
di versi abbandonati e canta poesie alla luna
ritornando a vivere nel cuore dei poeti
Si incontra con gli altri “maledetti”
nella dimensione della poesia
piena di briciole di follia
Un fanciullo d’ispirazione inarrestabile
ignorato dalla fortuna non ebbe allori
sebbene la febbre fluiva intensa
un’emorragia d’inchiostro che colava
nei mille versi impressi sui quaderni
traboccanti di visioni lisergiche e passioni
pagine sudario dell’esistenza di un mendicante
sospeso tra cielo e terra senza amore,
prigioniero del suo mondo fragile
senza complici, né amici.
(Melicuccà era troppo lontano dai salotti)
Nulla rimase a quell’anima solitaria
se non vagolare nell’indifferenza
Chiuso nella sua casa offriva alle parole
la sua vita corteggiando la poesia
fino all’ultimo istante.
Ha lasciato un oceano di versi
vivendo nel vento della follia
Non divenne un uomo tra i tanti
ma un visionario tra illusione
e poesia
Ho approfondito la conoscenza sul poeta Calogero, a tratti con lo sguardo sbarrato su Pavese. Hai scritto una storia di vita in versi che serve a chi la legge.
RispondiEliminaGrazie Prometeo, sono felice, se con questo ho contribuito in qualche modo ad accrescere l'interesse verso la poesia di Calogero.
EliminaBuona domenica