venerdì 22 gennaio 2016

Un'arancia


Un'arancia, cosa può essere
un frutto dopo esser colto
un piacere pregnante e succoso
Quant’è lontano il suo sapore
E quant’è ricco il suo sapere
Viene dall’albero che insieme
mettemmo a dimora ed affrancò
le radici al grembo della memoria.
D’un bel colore l’esperidio ha raccolto in sé
l’acqua della pioggia, i nutrienti dal suolo
e il caldo sole del mezzogiorno
di quella terra a cui appartiene e io appartengo
Lo colsi per portarlo con me lontano
in questo luogo asettico e caotico
per gustare in ogni spicchio il succo
della sua vita. Ogni morso è un viaggio,
un andare per il verde giardino
dove crescono i rovi e fioriscono
inosservate le  giunchiglie
Tra aromi di terra e silenzio
a rammemorare i canti del vento
con cui arpeggia la nostalgia

2 commenti:

  1. Sempre deliziosa la tua scrittura, Francesco.

    Come l'arancia, di cui qui fai un'ode "barbara" gustosissima.
    Contiene - l'arancia, e la tua scrittura - il colore dell'alba, la dolcezza del meriggio, l'asprezza dissetante della sera.
    È, ti confesso, forse il mio frutto preferito. Lo vorrei gustare tutto l'anno. Come la Bella Poesia: tutto l'anno.
    Difficile ottenerlo con l'Arancia, anche perché io non acquisto mai arance che non siano nostrane.
    Più facile con la Poesia: una Bella Poesia si trova sempre, è là che ci aspetta, paziente, succosa, dissetante.
    E questa tua, ad esempio, lo è, Bella Poesia.
    Anche per l'uso di termini sottilmente desueti, come "esperidio" ad esempio, che non stona come potrebbe avvenire in mani meno sensibili, o troppo ambiziose...

    Un caro abbraccio

    Marianna

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    1. grazie Marianna per questo tuo commento, che mi onora e incoraggia.
      A presto
      Francesco

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