domenica 6 marzo 2016

SOTTOCOSTO


Viviamo una vita sottocosto
inseguiamo offerte scontate
prigionieri volontari dello spreco
sedotti da richiami accattivanti
invitati al tasso zero dell’illusione
il superfluo riempie il carrello e la vita
dopati dall’effimera felicità
del possesso compulsivo.
L’ascensore sociale ci eleva
oltre le nostre possibilità
un apparente benessere appeso
al fragile filo del lavoro precario.
Ed eccoci sugli scaffali della vita
manichini forgiati dall’obbedienza
allineati in ordine alfabetico
a volte impiccati dalle bollette
perdenti degli ultimi diritti
Ora siamo noi i prodotti sottocosto
dell'ingannevole progresso civile
nel paradosso del consumismo
-lavorare per consumare,
      consumare per lavorare.
Per quanto tempo tutto questo è accettabile?
Forse prima di trasformarci
in naufraghi galleggianti
potremmo invertire la rotta
spezzando il giogo del consumo
risvegliando le coscienze
per un futuro più sostenibile

4 commenti:

  1. Analisi cruda, ma assolutamente esatta di questa società che poco per volta ci trasforma da esseri umani in numeri, in meri fattori economici, che si basa più sul profitto economico che sulla crescita umana.

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    1. Grazie per il tuo commento, che contribuisce a rafforzare la necessità di riflettere sul modello di vita che seguiamo.
      Un caro saluto

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  2. Caro Francesco,

    Io dico bellissima.
    E non parlo del contenuto, per quello un testo come questo non ha bisogno di "interpretazione", dice tutto da solo.
    Parlo dei valori, diciamo così, formali, del fatto che una poesia si impegni su un tema civile. O anche semplicemente su un tema "umile", apparentemente apoetico.
    Io da sempre insisto a pensare che la Poesia non è soltanto "cuore, amore, dolore, morire, patire, soffrire", ma che può - e deve - parlare di tutto ciò che è umano, che è tessuto di umanità, o, di converso, come in questo caso, di disumanità.
    Il "sublime", io ne sono convinta, esiste così nel seno della donna amata, come nel fiore che punteggia il campo, come nella "chiave a stella", per citare non del tutto a caso Primo Levi.
    Tu, tra gli scrittori come me "dilettanti" (in senso nobile, intendiamoci, non deteriore), sei tra i pochi ad aver compreso questo, così, senza particolare supponenza (anzi, tu sei deliziosamente "semplice", sono io se mai a dover tenere a freno una certa supponenza).
    Mi piace la (a volte un po' temeraria, devo dire) spontaneità con cui ti esprimi. Comunichi più tu di tanti garbugliosi poetini della domenica, di tante svogliate poetessine del web, coi loro fastidiosi hashtag pretenziosi e - appunto - terribilmente supponenti.

    Un caro abbraccio
    Marianna

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    1. Grazie Marianna, sono onorato delle tue parole per quanto sono sincere. Ti confido che questa è una di quelle poesie che ho riscritto più volte, cercando di essere fluido ed efficace. Il tuo commento mi conferma che la stagionatura ha migliorato il prodotto, come spesso accade.
      Un abbraccio
      Francesco

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